Eugenio Barba scrive: “In tutte le culture sono stati fissati alcuni momenti che seguono la transizione dall’una all’altra tappa del viaggio della vita. In ogni cultura vi sono cerimonie che accompagnano la nascita dei bambini, che stabiliscono l’entrata dell’adolescente nell’età adulta, che stipulano l’unione tra l’uomo e la donna. Solo una tappa non è sancita da una cerimonia: il diventare vecchi”.
Ed è proprio così, la vita tutta merita di essere celebrata e vissuta. Gli indicatori, che ci permettono di individuare l’iniziazione di ogni tappa, divengono cornici di senso, come i fiocchi appesi alla porta o i confetti, nel caso delle nascite. I tradizionali attributi però non sono sempre manifesti, e ci sono casi in cui tali celebrazioni avvengono in un clima diverso, oscurato e poco conosciuto, come nel caso della prematurità. I parti che avvengono prima del nono mese di gravidanza, ovvero quelli in cui il travaglio avviene tra la ventiduesima e la trentasettesima settimana di gestazione, si definiscono nascite premature.
Le esperienze di alcuni genitori che hanno vissuto questa realtà, si sono unite e hanno dato vita alla Pi. Gi. TIN (Genitori-Piccoli Giganti in TIN). L’associazione no-profit opera un servizio di sostegno a quelle famiglie che non sanno come affrontare la permanenza in T.I.N. (Terapia Intensiva Neonatale), si occupa del sostegno in ospedale all’Umberto I di Siracusa, oltre che all’aiuto morale e psicologico. Le volontarie contribuiscono anche con la loro manualità e creatività a sferruzzare e realizzare calzini lunghi come un mignolo, berretti grandi come un’arancia, coperte di dimensioni di un fazzoletto.
Capire il significato intimo della prematurità significa catapultarsi nell’emozioni che fuoriescono dalle parole di chi ha vissuto in prima persona tale esperienza.
Cetty Rubera è madre di una bimba venuta al mondo troppo presto, nel suo caso la nascita prematura è stata causata da una gravidanza avuta per mezzo dell’inseminazione in vitro.
La piccola Lucia è nata alla ventitreesima settimana più quattro giorni di gestazione, il suo peso era di 430 grammi ad una settimana e con il calo fisiologico è scesa a 400 grammi, è rimasta in T.I.N. per centotrenta giorni. Racconta così la storia della sua degenza ospedaliera:
“Il giorno del mio ricovero, quando il primario è venuto in camera, mi ha detto che nessuno voleva assumersi la responsabilità di farmi partorire e che in quelle condizioni nessun feto era mai sopravvissuto. Dopo tre giorni, una dottoressa che aveva già avuto precedenti esperienze di parti prematuri in una struttura ospedaliera di Vicenza, mi ha proposto di assumermi la responsabilità ed il rischio della mia morte e quello della bambina. Ho deciso di farlo perché lei si muoveva, era ancora viva e non avrei mai accettato di farla morire”
I bambini pretermine fin sa subito vengono posti nell’incubatrice affinché possano crescere e formarsi appieno, questo però provoca nelle madri la paura di poter perdere i loro bambini e questo sentimento può riversarsi nel neonato, timore derivato dalla situazione di instabilità in cui si trova il piccolo in quanto la sua vita può migliorare o peggiorare da un momento all’altro. A fronte di questo, il reparto di neonatologia riserva dispositivi di efficacia che permettono il miglioramento della crescita organica attraverso il ricorso di due differenti terapie.
La Kangaroo mother care, conosciuta come marsupio-terapia che consiste nel tenere il neonato nudo sul seno materno che funge da culla naturale. Il contatto diretto con il calore della pelle della mamma, ed anche del papà, permette al piccolo di ascoltare il battito del cuore dei genitori e al contempo di regolarizzare il suo attraverso il respiro, donandogli così armonia, tranquillità e stabilità.
La seconda è la musico-terapia, introdotta dalla stessa Cetty che è riuscita a portarla in reparto, integrandola col servizio di volontariato.
“Numerosi sono gli studi che garantiscono l’efficienza della musica, soprattutto classica, essa è in grado di sviluppare l’emisfero sinistro. Una delle pratiche più conosciute è l’Effetto Mozart che consiste nell’utilizzare una sequenza di suoni circolari che si susseguono fino a tornare al primo suono, sviluppando così la memoria”.
La musica, come strumento di comunicazione non verbale, interviene a livello educativo e riabilitativo. Dimostrando come le pratiche di cura si strutturano su base emozionale e su di una dimensione corporea che si traducono in un “corpo a corpo” che si fonda su una vera e propria arte di comunicare che è soprattutto “arte di toccare”.
Cetty continua così il suo racconto:
“io per adesso non sto riscontrando alcun problema perché mia figlia mangia regolarmente, cammina e ha rispettato tutte le tappe infantili fino ad ora. Nonostante ciò è un po’ più debole a livello respiratorio perché è nata senza un polmone e si ammala più facilmente rispetto agli altri bambini. Basta uno sbalzo di temperatura, un raffreddore, uno starnuto di qualcuno per farla indebolire ma le sue condizioni sono di gran lunga migliori rispetto ad altri bambini prematuri che possono presentare problemi più gravi quali asma bronchiale, asfissia. Per queste ragioni non posso portarla al nido, infatti le sue difese immunitarie sono più basse del normale”
L’organismo del neonato non si presenta del tutto sviluppato quindi soggetto a molti problemi quali autismo, patologie respiratorie, alterazioni celebrali, nonché problemi nell’apprendimento, ritardo mentale, ecc. Ma in alcuni casi il bambino cresce e si sviluppa senza molti problemi, raggiunti i tre anni di vita tutto l’organismo si rinnova, si riformano le difese immunitarie.

Ester Maltese