Per fare fronte all’emergenza mascherine, bene di prima necessità in questo periodo di crisi sanitaria, Confindustria Moda ha diramato messaggi chiari che hanno subito ottenuto risposta, soprattutto da nomi del settore tessile del nord, a partire dal Piemonte.
Così, domenica 15 marzo è stato lanciato un appello al mondo della moda: chi può creare mascherine nei propri laboratori e stabilimenti, inizi a riconvertire subito la produzione. Il doppio messaggio porta la firma di Erika Andreetta, partner di PwC, Price Waterhouse Coopers e responsabile del settore luxury goods, per conto del presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi. “Appello urgentissimo alle aziende della Moda/1: c’è bisogno di tessuto/non tessuto, cioè TNT; se ne avete in stock, contattate subito erikaandreetta (prego ripostare, grazie)”. “Appello urgentissimo alle aziende della moda/2: siete un laboratorio o un’azienda di confezione? Bisogna produrre camici monouso in TNT idrorepellente, mascherine chirurgiche, mascherine FFFP e FFP3, copricalzari e cuffie in TNT idrorepellente. Se siete disponibili, si prega di contattare erikaandreetta”. La doppia chiamata alle armi, che in questo caso sono macchine da cucire ma il senso della cosa è lo stesso, perché l’ultima volta che alle aziende del tessile-abbigliamento italiano venne chiesto di convertire la produzione era il 1941.
Dall’abbigliamento tecnico per il ciclismo alle mascherine, dal confezionamento di abiti da vendere online a quello dei camici monouso che, in questi giorni, i medici di tutta Italia indossano negli ospedali. Così il tessile-moda made in Italy reagisce all’emergenza: è pronto a convertire le proprie linee di produzione per concentrarsi sui dispositivi di protezione individuali.
La casa di moda Miroglio ha già riconvertito la produzione da giorni, lavorando a pieno ritmo per realizzare 25mila mascherine da fornire alle strutture ospedaliere del Piemonte. La mascherina creata da Miroglio è lavabile e si può usare fino a dieci volte. Dopo la consegna delle prime 25mila mascherine, l’azienda non fermerà la produzione perché intende arrivare all’obiettivo di 600mila pezzi, da distribuire a chiunque ne necessiti.
La BC Boncar è l’azienda di Busto Arsizio, in provincia di Varese, che da venti anni produce packaging luxury e sacchetti di tessuto per case di moda del calibro di Hugo Boss e Christian Louboutin. Gli imprenditori che ne sono a capo, hanno intuito che il materiale da loro impiegato per proteggere gli articoli di lusso può diventare uno strumento di protezione delle vie respiratorie in questo periodo di emergenza. Non si tratta di dispositivi medici ma aiutano comunque a schermarsi dai virus, infatti l’ospedale di Busto Arsizio ha incominciato a darle in dotazione al personale non medico che continua a lavorare negli uffici. La produzione della BC Boncar frutta ben 2.500 mascherine al giorno ed è probabile che a breve possano essere considerati dispositivi medici grazie all’inserimento di un tessuto speciale prodotto da un’azienda di Matera che potrebbe aumentare considerevolmente l’efficacia protettiva.
A Galatina, in Puglia, la ditta GDA di Pierluigi Gaballo realizza da anni abiti per l’alta moda, rifornendo marchi fashion internazionali e confermandosi uno dei più rinomati Fashion Group italiani. Negli ultimi giorni ha riconvertito la produzione per creare mascherine in tessuto non tessuto da donare ai galatinesi e, successivamente, agli enti ospedalieri che ne hanno bisogno.
L’azienda Machattie di Prato, ha risposto sia all’emergenza mascherine sia alla crisi economica che ha colpito la propria realtà: improvvisamente senza più ordini e lavoro, è stata subito presa la decisione di abbandonare la produzione di abiti da donna e da uomo per riconvertirla appunto in quella di mascherine.
Il motto è cambiare rapidamente, dunque, per produrre ciò che c’è bisogno.