La cardiopatia ischemica è stata per molto tempo ritenuta una prerogativa del sesso maschile, dato la minore prevalenza di tale patologia nelle donne in età premenopausale.
Le donne sviluppano malattie cardiache con un ritardo di 10 anni rispetto agli uomino, ma quando succede avviene in maniera più grave
Con l’arrivo della menopausa il rischio cardiovascolare della donna diventa pari, se non addirittura maggiore di quello degli uomini, infatti dopo i 60 anni la prevalenza è uguale tra i due sessi, mentre dopo gli 85 anni è più frequente nella donna.
La cardiopatia ischemica è la prima causa di morte nella donna in età postmenopausale in Europa e in Italia (1.5 volte maggiore rispetto alle neoplasie), con un tasso di mortalità più elevato rispetto all’uomo.
Le donne hanno un rischio relativo maggiore rispetto agli uomini per diabete, ipertrigliceridemia e basso valore HDL (colesterolo buono); sono inoltre più frequentemente dedite al fumo di sigaretta rispetto al passato.
Relativamente al diabete, la mortalità per cardiopatia ischemica è 3-5 volte maggiore nella donna diabetica rispetto alla non diabetica, mentre negli uomini l’incremento del rischio è di 2-3 volte.
Le donne fumatrici sono in aumento rispetto ai maschi, l’inizio del fumo è più precoce e spesso si associa l’effetto dei contraccettivi orali (rischio 7 volte maggiore).
Altro fattore di rischio e’ l’ipertensione arteriosa, la sua prevalenza aumenta con l’eta’: il 22% delle donne sotto i 45 anni sono affette da ipertensione arteriosa, il 40% tra i 50 e 60 anni, oltre il 50% sopra i 60 anni. Nella donna vi e’ poi una maggiore associazione tra ipertensione e cardiopatia ischemica (aumento del rischio 3.5 volte maggiore rispetto agli uomini)
Anche l’obesità determina nella donna un rischio 3 volte maggiore di cardiopatia ischemica rispetto all’uomo.
Sembrerebbe inoltre, che le donne tendono a sottovalutare il problema, studi di confronto hanno dimostrato, infatti, che le donne che accusano dolore toracico si presentano al pronto soccorso mediamente 45 minuti dopo l’uomo; in Italia ben un terzo delle donne con questa sintomatologia giunge 12 ore dopo l’insorgenza dei sintomi.
Putroppo ancora oggi è scarsa la consapevolezza del ruolo della cardiopatia ischemica nel sesso femminile, della necessità di una diagnosi precoce e di una terapia non procrastinata o sottodosata, ma proposta con la stessa determinazione che viene rivolta al sesso maschile