“I mestieri più difficili in assoluto sono in ordine il genitore, l’insegnate, lo psicologo” affermava Sigmund Freud. Il ruolo dell’educatore è particolarmente complesso e qualcosa ne sa l’insegnante Agata Maria Teresa Signorelli che a 19 anni ha iniziato la sua esperienza di insegnante in una scuola primaria di Catania ed oggi è in pensione, dopo circa un quarantennio di onorato servizio. Per lei i “suoi” alunni prima di tutto, non erano semplici allievi ma bimbi, perché riusciva a mettersi allo stesso loro livello, inducendo l’avvio dell’apprendimento attraverso il gioco. Il suo segreto è sempre stato insegnare ai bambini attraverso il divertimento ovviamente in modo educativo.
Tenendo fede al pensiero di Freud, prima di tutto lei è una mamma, poi insegnante, poi psicologa. Questi sono tutt’oggi gli elementi della sua triade, fondamentali per il suo ruolo di donna, oltre che maestra. Quando un bambino regala un disegno è come se regalasse la sua anima: quanti ne ha ricevuti nel tempo…“Ricordi quando una volta in una classe prima” – afferma l’insegnate, ovvero mia mamma- “ Giuseppe ti ha regalato un disegno che ha realizzato in un batter d’occhio? Io non nascondo di aver un po’ di miopia e ne ho sempre manifestato il disturbo, specie a casa, tra le mura domestiche. Ma a scuola ovviamente il problema della miopia era baipassato, non potevo permettermi il lusso di vedere male. Ogni errore scritto da un bambino, doveva esser corretto con la penna della maestra, cioè la mia, dal bambino stesso, perché così avrebbe capito l’errore. Nel disegno era raffigurata una casa e una piccola frase “Amo a tutte le maestre e sono bele”. Tu, entusiasta del disegno ricevuto, hai avuto la brillante idea di farmi vedere il disegno, mostrandolo anche se distante. Peccato che nella frase ci fosse un errore: mancava una letterina. Miopia, non ti temo! Io sono insegnante e ci devo vedere e devo far vedere gli errori perché se c’è un errore, è giustissimo correggerlo. “Serena, guarda bene la prossima volta” ti ho detto dandoti una occhiataccia. Quindi hai osservato incredula ed hai notato l’errore. Una tua risata si è sentita in aula ed hai detto “Caspita mamma, ti lamenti che non vedi ma l’errore lo hai visto subito, brava….lo devo dire all’oculista!” Ricordo il tuo viso ilare, tanto simile al mio! Un bambino è intervenuto ed ha detto “Serena, lei è la Maestra, con la M maiuscola, è difficile che sbagli!” Si era aperta una disputa sulla abilità della maestra. Racconto questo aneddoto perché più volte mi sono chiesta come mi vedano i bambini. Ogni giorno appena varcavo il cancello della scuola, sentivo spesso una delle tante vocine felici che mi venivano incontro e mi dicevano “Ciao maestra!”, era un bambino o una bambina che appena mi vedeva, sopraggiungeva di corsa verso me. Certe volte penso anche al sorriso di alcuni genitori che erano felici di vedere i bambini sereni, perché a scuola erano felici di andarci. Ricordo e viaggio a ritroso nel tempo, ricordando la prima mia esperienza di insegnante in una classe seconda elementare. Oggi avranno 50 anni quei miei allievi. Saranno genitori? Nonni? Si ricorderanno di me? Che ricordo avranno? Una volta una mia allieva mi ha detto che aveva visto il giorno prima tra le foto scolastiche del fratello, tra gli insegnati, anche me! Io non ricordavo affatto il cognome ma il nome, ed era vero che anni prima ero stata insegnante del fratello maggiore della mia allieva, perché la sorellina ha portato la fotografia in aula per mostrarla anche ai suoi compagnetti. Poi infatti ho ricordato la scuola in cui avevo insegnato, perché come capita a molti docenti, anche io ho insegnato in molte scuole. Un anno ho insegnato anche in Calabria. Poi ho insegnato in molti istituti didattici di Gela ed in alcuni di Catania. Ho visto cambiare le generazioni, il rispetto verso gli insegnanti è molto cambiato, anche da parte dei genitori che purtroppo spesso non educano in modo corretto. Ho visto l’arrivo prepotente della tecnologia ad ogni costo; il passaggio dal gessetto sulla lavagna all’utilizzo della LIM ovvero la lavagna tecnologica; il passaggio dal registro cartaceo stile amanuense fino al registro elettronico, questo sconosciuto! La scuola è molto cambiata ma spero che l’amore per insegnamento sia forte nelle prossime generazioni di insegnanti, perché per me insegnare è pari alla vocazione, è la mia missione di vita”.
Con lo sguardo mia mamma era lontana, ricordava gli allievi, la sua ultima classe, la sua vita di docente che continua ogni giorno perché “docente si nasce ed io lo nacqui!” afferma parafrasando una celebre frase di Totò, guardandomi con i suoi belli grandi occhi verdi sorridenti.

Serena Capizzello
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