C’è chi passa la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di un fiume, sono lì solo per farci arrivare all’altra sponda, quella che conta è l’altra sponda.
José Saramago
Mi rivolgo a tutti coloro che sono alla testa di un gruppo più o meno ampio di persone e che intendono accrescere la propria capacità di leadership. Penso a chi vuole farsi seguire ispirando gli altrui comportamenti orientandoli verso gli obiettivi che si vuole perseguire. Mi vengono in mente le mamme e i papà, e poi gli imprenditori, i dirigenti pubblici e privati, gli allenatori sportivi, i direttori d’orchestra, gli insegnanti, i dottori, i politici, gli chef, i sacerdoti e le suore, gli amministratori, i presidenti, e tanti altri ancora. Mi riferisco dunque a quanti hanno constatato sulla propria pelle quanto sia impegnativo gestire e guidare gli altri.
Da lettore appassionato di libri sulla leadership, in qualità di osservatore attento del mondo che mi circonda e grazie all’esperienza maturata sul campo, ho avuto modo di rendermi conto che oggi, forse più di ieri, sono le persone a fare la differenza all’interno di qualsiasi organizzazione. Ed è proprio alla luce dei risultati ottenuti dai leader osservati in questi anni che ho iniziato a interrogarmi sul perché uno stesso team – come ad esempio una squadra di calcio composta dai medesimi giocatori – talvolta ottenga risultati strabilianti ed altre volte, magari dopo la sostituzione dell’allenatore, assolutamente disastrosi.
Ma prima di procedere ritengo utile introdurre il termine ‘leadership’.
Esso racchiude in sé numerose accezioni che sono state adottate nel corso dei secoli. Deriva dall’inglese antico ‘lita’, che significa ‘andare’; secondo il dizionario inglese Merriam Webster, leadership significa ‘guidare in una direzione, in particolare precedendo’.
Lo stesso termine è stato anche definito da Flaminia Fazi come la ‘capacità di dirigere operazioni, attività o comportamenti’. Lo Zingarelli, invece, lo spiega come ‘egemonia, guida, esercitata da una persona, da un’azienda, da un gruppo o da uno Stato nei confronti di altri’.
Il verbo italiano che ha un valore meno ampio del termine ‘leadership’ ma che a esso più si avvicina è ‘comandare’ che, sempre secondo lo Zingarelli, significa ‘imporre autorevolmente la propria volontà, manifestandola affinché sia eseguita’ che, in altre parole, equivale a ‘chiedere con autorità, esigendo obbedienza’. Sinonimi di ‘comandare’ sono ‘imporre’, ‘ingiungere’, ‘intimare’, ‘ordinare’ mentre il suo contrario è ‘obbedire’, ‘essere agli ordini’.
All’interno delle organizzazioni il pendolo della bilancia è il leader, il catalizzatore di quel gruppo, di quell’unità. Il capo assume un ruolo determinante nel conseguimento o meno di un risultato. Queste constatazioni mi hanno spinto a confrontarmi con le tesi proposte da altri autori e a ricercare le ragioni che rendono un leader più o meno efficace. Ho così scoperto che la leadership può essere migliorata con l’esercizio, indipendentemente dalle doti personali possedute. Seguite le prossime uscite di Fimmina. Vi guiderò alla scoperta di 11 metodi, in grado di rendervi leader migliori rispetto a quanto lo siete, attraverso la loro continua applicazione.
Alcuni sostengono che la leadership sia soprattutto una questione innata, che dipenda cioè dal carisma posseduto dal leader fin dalla nascita. Altri, invece, affermano che possa essere insegnata e perfezionata con lo studio e l’esercizio continuo.
Io credo che si possa diventare buoni leader, in quanto si tratta di apprendere come avere un’influenza sugli altri e come mantenerla nel tempo. Non è importante il livello di potere che si detiene, ma il grado di autorevolezza che si riesce a esercitare. L’influenza infatti è la capacità personale di orientare i comportamenti altrui, come persuasione e coinvolgimento, ma anche – laddove necessario – come imposizione e controllo.
Secondo Joseph T. Hallinan, ciò che conta è l’esercizio della leadership. Quale che sia il settore nel quale si opera, egli ritiene che siano necessari dieci anni di sforzi prolungati per diventare un esperto di livello mondiale.
A questo punto voglio introdurti alla metafora dell’albero della leadership, mio personale punto di vista sul tema. Potrà sembrarti strano, ma gli alberi e i leader hanno molti aspetti in comune. Ci sono alberi di tutti i tipi: belli e meno belli, longevi o giovanissimi, sempreverdi e non, bonsai o di enormi dimensioni. Sia i leader sia gli alberi, anche se a volte simili fra loro esteriormente, sono di fatto unici in tutti gli altri aspetti. Esistono una miriade di specie diverse, nonché un’infinità di stili di leadership.

L’opera del Maestro Raffaele Mazza intitolata “La Creazione” cinge a se “Leader si diventa”.

Sia gli alberi sia i leader devono sapersi adattare all’ambiente nel quale vivono per riuscire a sopravvivere e, ancor più, a prosperare. Entrambi evolvono e cambiano nel corso della propria esistenza.
Come negli alberi ci sono le radici, così ognuno di noi possiede qualità acquisite alla nascita; e come negli alberi ci sono i frutti, così ognuno di noi possiede qualità allenabili con la pratica.
La leadership è dunque la somma delle qualità innate e delle caratteristiche allenabili in ognuno di noi. In questi articoli prenderemo in esame le sole qualità allenabili in quanto quelle innate ci sono già state assegnate alla nascita.
Gli undici metodi di allenamento e accrescimento della tua capacità di leadership da me codificati rappresentano undici frutti dell’albero della leadership. Questi frutti possono e devono essere interpretati, interiorizzati. Devi, in sintesi farli tuoi e contestualizzarli nelle singole situazioni.
Nei prossimi numeri di Fimmina troverai una sintesi di questi 11 metodi per incuriosirti el tema e darti la possibilità di lavorare sulla tua capacità di leadership. Ogni articolo, unito agli altri, ti offrirà una panoramica completa sulla tematica. Alla fine di ognuno di essi troverai delle conclusioni per indirizzarti al tuo personalissimo percorso formativo che dovrai sviluppare, se lo vorrai.
La mia intenzione infatti è quella di presentare e far riflettere su princìpi di ampio respiro, con una forte connotazione trasversale, che trovano facile applicazione nelle più disparate organizzazioni e nelle diverse circostanze nelle quali ci si può trovare.
Al prossimo numero!