«Non pensare troppo al perché vi ponete delle domande, ma non smettete di porvene. Non preoccupatevi di ciò a cui non sapete dare risposta, e non cercate di spiegare quel che non si può conoscere. La curiosità è già un motivo in sé. Non vi meraviglia contemplare i misteri dell’eternità, della vita, della meravigliosa struttura che sta dietro alla realtà? Qui sta il miracolo della mente umana, che usa le proprie costruzioni, concetti e formule come strumenti per spiegare ciò che l’uomo vede, sente e tocca. Cercate di comprendere ogni giorno qualcosa di più. Abbiate una sacrosanta curiosità.» Albert Einstein

Ben trovati. Oggi vi parlerò di curiosità e del fatto che un buon leader debba essere curioso.

Sarà capitato a tutti di ricoprire un nuovo incarico in un ambiente diverso da quello abituale. Entri a far parte di un mondo con regole già consolidate. Coloro che ti hanno preceduto hanno accumulato conoscenze su come gestire il settore e, solitamente, ciascuna generazione di lavoratori è andata a migliorare le competenze della precedente. A ciò si aggiunge il fatto che ogni posto di lavoro ha le proprie abitudini, le proprie regole di comportamento e degli standard da rispettare: in due parole ‘cultura aziendale’. Per questo, il compito di chi subentra è osservare e assimilare, almeno nel primo periodo. Cercare di dimostrare immediatamente il tuo valore sarebbe un grave errore, in quanto ogni attenzione positiva che riceverai all’inizio è ingannevole perché non basata sulle tue abilità, ma sulle prime impressioni che darai. In alcuni casi, queste impressioni potrebbero anche essere falsate da interessi personali. Al contrario, mimetizzati e tieniti nell’ombra il più possibile, creando i presupposti migliori per osservare e indagare, attività molto redditizie nella prima fase. Devi dare un’impressione positiva, mostrarti curioso, desideroso di imparare perché interessato a quella mansione. Sono consapevole che ciò non è sempre possibile in quanto potrebbero esserti richiesti risultati immediati o interventi importanti. Ad ogni modo fai particolare attenzione:

  • a come si comporta il team, il cosiddetto “noi qui facciamo così”;
  • a chi esercita il vero controllo all’interno dell’unità in cui ti trovi a operare, perché non sempre chi detiene il potere si identifica con il leader.

Queste regole potranno sembrarti controproducenti, ma il tuo compito da neo-arrivato non è quello di moralizzare o di lamentarti, quanto quello di inquadrare in modo chiaro la situazione. Immaginati come un antropologo chiamato a studiare un’altra cultura: inizialmente dovrai entrare in sintonia con la visione del mondo di quel popolo. Solo in un secondo momento potrai cercare di modificarne le regole. Conoscere a fondo l’ambiente circostante ti consentirà di orientarti e di evitare errori che potrebbero costarti cari. La conoscenza di ogni dettaglio offrirà più probabilità di sopravvivenza e di successo.

La capacità di osservare si rivelerà un’abilità preziosa. Se svilupperai l’abitudine a mettere a tacere il tuo ego e a esaminare ciò che ti circonda, riuscirai a percepire le sfumature che agli altri sfuggono perché troppo concentrati su loro stessi. Infine, ti abituerai a valutare la situazione basandoti soltanto su ciò che vedrai con i tuoi occhi, un talento importantissimo da coltivare. Troppe volte capita di prendere per buono quello che ci è stato riferito da altri e sostenere una tesi o intraprendere battaglie su questioni che, in un momento successivo, non si rivelano corrette.

Con buona probabilità, troverai piena corrispondenza fra quanto detto e la tua esperienza personale e ti verrà spontaneo esclamare: «È proprio vero, è quello che è successo anche a me!».

I bambini imparano presto a porre domande. La velocità del loro s

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