Anche quest’anno 2018 arriva Natale, il ricordo della nascita di Gesù Cristo, il Figlio di Dio nato nella carne umana, vissuto “come” un uomo, in cammino per le strade della Palestina di duemila anni fa.

Due Vangeli (Matteo e Luca) ci raccontano il fatto.

L’evento è capitato davvero: «il Verbo divenne carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14-18). Tra le mani abbiamo però solo la sua narrazione. Siamo grati a questi due Evangelisti per i loro racconti e per le immagini che hanno utilizzato per parlarci di questo evento. La loro immaginazione è stata veramente grande e dinamica. Hanno voluto dirci tutta la verità di quel Bambino misterioso. Perciò, hanno dovuto “volare in alto” per scrutare, nel profondo, le radici terrene di una scena diversa, inedita, dal sapore celeste. Era come se sulla terra si fosse reso presente tutto il cielo, come se il cielo si fosse capovolto.
Grazie dunque alla immaginazione degli Evangelisti, che con il loro racconto ci introducono a contemplare la realtà vera del Bambino nato in quella grotta di Betlehem. Essi ci aiutano, così, a “comprendere” veramente il mistero del Figlio di Dio, mandato tra noi per ristabilire la giustizia nel mondo e portare la pace.

Tutte le immagini diventano importanti, in ogni dettaglio: quel tempo di censimento e l’autorità romana che dominava con la forza il territorio; la stella polare e la visita dei magi; il freddo e il gelo; i pastori; la condizione miserevole di una culla fatta di paglia su cui prima si saranno adagiati il bue e l’asinello; la grotta fuori dalle mura della città e anche la circostanza che per loro non c’era posto in albergo (perché? Tutto esaurito o accesso solo a chi ha tanti soldi per pagare?); soprattutto l’essenziale dell’unico calore che rende degna una nascita umana, le braccia di mamma e l’attenzione vigile e amorevole del papà.

Sono immagini necessarie, non tanto per costruire l’ordito di una cronaca, che non riuscirebbe a dire la verità di quanto è capitato, perché dovrebbe assestarsi alla superficialità delle cose, concessa alla vista. No, queste sono immagini indispensabili ma per comunicare la verità di un evento straordinario, il cui significato ha a che fare con la presenza stessa di Dio nella vita egli uomini, come benedizione, liberazione, salvezza.

A Natale, il Figlio di Dio è venuto a portare la pace e a introdurci – già qui su questa terra – nel suo Regno di giustizia e di amore. Non c’è infatti pace senza giustizia e non c’è giustizia senza amore. Perciò il piccolo della grotta, porta l’amore (come perdono) perché venga realmente ristabilita la giustizia vera da cui soltanto germoglia e cresce la pace: “pace a tutti gli uomini, amati dal Signore”. Quindi pace a tutti, perché Gesù annuncia anche questa buona novella: Dio è solo e sempre amore e pertanto ama tutti, assolutamente tutti.

Nulla si capisce dell’accaduto – cioè l’immaginazione degli Evangelisti non fa comprendere nulla, nonostante la “bellezza” della narrazione – se non arrivi all’evento con un’altra vista, quella che lo Spirito santo, lo

Spirito del Risorto, ti consente. Quello è l’occhio adeguato a entrare nelle profondità del mistero: si tratta di una nascita ordinaria – una donna partorisce al

mondo suo figlio e questo è già infinitamente grande – ma c’è dello straordinario in questa ordinarietà, perché Dio, nella sua infinita grandezza, è presente realmente nel piccolo d’uomo che guardi.

La fede è la vista giusta per accedere alla verità della realtà che ora puoi contemplare. Non dimenticare la fede, quando decidi di far visita al presepe, sia quello estetico che trovi ad adornare le Chiese o quello interiore che potresti costruire tu stesso nel tuo cuore.

La fede cristiana è la luce. Il titolo della prima bellissima Lettera enciclica di papa Francesco, poco letta e poco meditata dai cattolici, è Lumen fi dei. Riprenderla in questo Natale e farne un orientamento di vita sarebbe come costruire un presepe nell’interiorità della propria coscienza e visitarlo ogni giorno per capire ciò che c’è da capire: quanto è grande l’amore dell’Abbà-di-Gesù per ogni essere umano, per tutti gli uomini e le donne venute al mondo, e anche per quelli che non hanno avuto questa grazia umana di giungere tra noi, perché violentati e uccisi sin dall’inizio, impediti a nascere.

Gesù nasce veramente per tutti, anche per loro.

Estratto da “Più forte è l’Amore” di Mons. Antonio Staglianò – Vescovo di Noto